Dress Code a scuola: educare all’immagine come cura di sé
- Ingrid Artusi
- 4 ore fa
- Tempo di lettura: 2 min
Negli ultimi giorni si è tornati a discutere di dress code nelle scuole italiane, dopo che alcune circolari di dirigenti scolastici hanno invitato gli studenti a rispettare un abbigliamento “decoroso” e “consono al contesto”. La questione, come sempre, divide: da un lato chi vede in queste regole un inutile ritorno al passato, dall’altro chi le considera un richiamo doveroso al rispetto delle istituzioni.
In realtà, il tema va ben oltre la semplice scelta di un capo di abbigliamento. Parla di educazione all’immagine, cura di sé e rispetto degli altri.
Non solo vestiti, ma linguaggio del corpo
Il modo in cui ci vestiamo è un linguaggio: comunica chi siamo, che rapporto abbiamo con noi stessi e con il contesto in cui ci troviamo. La scuola non è un luogo qualsiasi: è uno spazio condiviso, di crescita e di formazione. Qui non basta esprimere la propria individualità senza filtri, serve anche sviluppare consapevolezza che la libertà personale si intreccia con la convivenza civile.
Un abbigliamento eccessivamente trascurato o troppo “da spiaggia” in aula, ad esempio, non è una questione di moda o moralismo, ma di coerenza con il contesto. Proprio come non indosseremmo un costume in una biblioteca o in tribunale, così la scuola richiede un certo grado di adeguatezza.
Cura di sé come atto educativo
Vestirsi in modo ordinato e rispettoso non significa reprimere la creatività. Al contrario, è un modo per insegnare ai ragazzi che prendersi cura della propria immagine è un gesto di autostima e di responsabilità. La cura di sé non è solo estetica: è attenzione al corpo, alla postura, alla pulizia, all’armonia. Un adolescente che impara a vestirsi con coscienza non rinuncia alla propria personalità, ma scopre come valorizzarla senza svilire sé stesso né mettere a disagio chi lo circonda.
Educare all’immagine
In questo senso, il compito della scuola – insieme alle famiglie – non è imporre divieti, ma educare all’immagine.Significa aiutare i giovani a comprendere che l’abbigliamento non è neutro, che porta con sé significati e conseguenze. Significa insegnare che esiste un abito per ogni situazione, e che la bellezza sta anche nel sapersi adattare con intelligenza e rispetto ai contesti della vita.
Così come insegniamo a leggere un testo o a risolvere un’equazione, dovremmo insegnare a interpretare il linguaggio dell’immagine: per non subirlo passivamente e per imparare a usarlo come strumento di espressione autentica e consapevole.
Conclusione
Il dibattito sul dress code scolastico non si esaurisce nel decidere se una maglietta corta sia lecita o meno. Riguarda la possibilità di trasmettere ai ragazzi una cultura della cura di sé che diventi rispetto di sé e degli altri.
Educare all’immagine non significa uniformare, ma rendere consapevoli: perché anche l’abito, in fondo, fa parte della nostra educazione.
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